La favola della bambina sfortunata (Caro Maurizio Costanzo Show... lettera n.49)
lettera n.49

«E se smettesse di sognare di te, dove credi che saresti?»
«Dove sono ora, naturalmente.», ribatté Alice.
«Niente affatto», disse Piripipù sprezzante. «Non saresti in nessun luogo. Perché tu sei soltanto un qualche cosa dentro il suo sogno.»

LEWIS CARROL
















LA FAVOLA DELLA BAMBINA SFORTUNATA

Caro Maurizio Costanzo Show,

per i tuoi spettatori più piccini, oggi ti racconto una favola, la favola della Bambina Sfortunata.

C'era una volta una bambina sfortunata, che guardava sempre la televisione. Di mattina andava a scuola, come tutte le bambine della sua età, ma di pomeriggio si piazzava sempre davanti alla televisione e non si muoveva più, fino a quando era l'ora di andare a letto.
Dato che guardava sempre la televisione, questa bambina sfortunata non aveva amici, tranne quelli che erano dentro la televisione. Lei era convinta di avere tanti amici, perché la televisione era tutta piena di simpatiche persone che sembravano proprio suoi amici. C'erano tanti tanti cartoni, ed erano tutti suoi amici. Purtroppo però la bambina sfortunata si sentiva lo stesso molto sola, anche se aveva tutti quegli strani amici dentro alla televisione. Questa era la prima delle sue sfortune.
A scuola gli altri bambini le raccontavano che il giorno prima avevano giocato tutto il pomeriggio. E la bambina sfortunata rispondeva che lei non aveva giocato, ma che aveva guardato i suoi amici dentro alla televisione giocare per lei. Quando i bambini non sfortunati andavano la domenica pomeriggio in bicicletta, la bambina sfortunata guardava invece qualche figura che andava in bicicletta dentro la televisione.
La sua compagna di banco le diceva sempre quanto si divertiva a giocare con le sue nuove bambole. Quella bambina sfortunata non si divertiva a giocare con le sue nuove bambole, perché non aveva tempo. Passava infatti tutto il suo tempo a guardare i bambini dentro alla televisione a giocare con le loro nuove bambole.
Passarono gli anni, e la bambina sfortunata cresceva, ma restava sempre una bambina, anche se cresciuta, e sempre sfortunata. Gli altri bambini si ricordavano di quando erano stati più piccoli, e ne parlavano tra loro. La bambina sfortunata non riusciva a ricordarsi di quando era stata più piccola, perché si ricordava soltanto di quando erano stati più piccoli tutti i suoi amici dentro la televisione. Quando a scuola raccontava qualcosa agli altri bambini non sfortunati, poteva sempre raccontare solo quello che aveva visto dentro la televisione, perché nella sua vita non aveva mai visto altro. "Ti piace passeggiare nel bosco?" gli chiedeva ogni tanto un compagno.
E la bambina sfortunata rispondeva: "Al Grande Puffo piace molto passeggiare nel bosco". Poi aggiungeva "A Cappuccetto Rosso anche, ma deve stare attenta al Lupo." Ma lei non c'era mai stata nel bosco.
Anche a Natale, la bambina sfortunata era sfortunata, perché gli altri bambini raccontavano dei bei regali che avevano ricevuto da Babbo Natale che era entrato di nascosto nelle loro case, e lei invece si ricordava soltanto dei bei regali che i bambini dentro alla televisione avevano ricevuto da Babbo Natale che era entrato mica tanto di nascosto dentro la Televisione.
Passarono altri anni, e la bambina sfortunata era sempre una bambina, anche se sempre più cresciuta, e sempre più sfortunata.
Non si ricordava infatti niente, di tutti gli anni che erano passati, ma si ricordava soltanto quello che aveva visto in televisione. Non si ricordava neanche più come erano fatti i suoi genitori, perché non apparivano mai in televisione e allora lei non li guardava, e allora dopo un po' anche loro avevano smesso di guardare lei.
"Povera me!" si disse un giorno la bambina sfortunata "Non mi ricordo più neanche come è fatta mia mamma!"
Provò allora a non guardare la televisione per vedere sua mamma, ma non ci riuscì. Da tutte le parti guardava, vedeva soltanto la televisione. Si era abituata a guardarla così tanto che ormai non vedeva più nient'altro. Anche a scuola, tutti i suoi compagni sparirono davanti ai suoi occhi, sostituiti da tante piccole televisioni che saltellavano qua e là. L'insegnante si trasformò in un grande grande televisorone con dentro soltanto la faccia di una strega che la sgridava in continuazione.
"Povera me!" si diceva la bambina sfortunata "Sono sempre più sfortunata! Oh, come vorrei smettere di guardare sempre la televisione!"
Ma era ahimè troppo tardi! Ormai lei era per sempre una vittima della televisione! Non aveva più pensieri suoi, ma solo pensieri che la televisione aveva messo dentro di lei. Non aveva ricordi suoi, ma solo ricordi provenienti dalla televisione.
Poi un giorno la bambina sfortunata perse anche il suo nome, ed è per questo che il suo nome non appare in questa favola. Nessuna delle persone che apparivano dentro la televisione aveva mai pronunciato il suo nome, e allora lei lo aveva dimenticato.
Quando un giorno la bambina sfortunata sparì, nessuno se ne accorse, nemmeno lei, dato che lei si accorgeva soltanto delle cose che succedevano dentro alla televisione, e dentro la televisione lei non era mai sparita dato che non ci era mai neanche apparsa.
Nessuno oggi si ricorda più della povera bambina sfortunata che guardava troppo la televisione.
Nessuno tranne la persona buona che ha scritto questa favola per salvare tutti i bambini e le bambine che guardano troppo la televisione invece di divertirsi giocando come si deve, e rischiano così anche loro di scomparire dal mondo, come la bambina sfortunata che oggi nessuno ricorda più.

Roberto Quaglia


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© 1994-2000 Roberto Quaglia.



















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