Parla da saggio ad un ignorante ed egli dirà che hai poco senno.
EURIPIDE
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Caro Maurizio Costanzo Show,
siamo nell'epoca delle specializzazioni. Al di sopra di qualsiasi culto, religioso o pagano, regna sovrano il culto dei culti, il culto della specializzazione. Le università costruiscono i cosiddetti eruditi, le parti costituenti la Grande Macchina Del Sapere Umano. Tali parti sono progettate per diventare ingranaggi microscopici della Grande Macchina, e tali diventano. La Grande Macchina è cieca, pur nella sua crescente Mole & Complessità. In nessuna delle università della Grande Macchina viene perseguito il sapere per il sapere, per costruire quindi ingranaggi (eruditi) che esplorino e comprendano il significato dell'insieme degli ingranaggi. Fatemi l'esempio di un'università che costituisca un'eccezione, ed io vi dimostrerò che siete in errore, perché è proprio nella impostazione statica anziché dinamica, burocratica, fondamentalmente conservatrice di qualsiasi istituzione universitaria che le frontiere della vera istruzione hanno il loro limite ed il progresso mentale si arresta o comunque rallenta. Se qualcuno impara a pensare, a scuola o nell'università, non è in virtù bensì a dispetto degli insegnamenti che riceve. Tranne formidabili eccezioni, ogni professore non insegna a pensare in sé, ma a pensare come sé. Questa consuetudine, da parte di chi insegna, di perpetuare i propri limiti, flagella ovunque ogni categoria scolastica. Nelle patetiche accademie d'arte non è l'arte ad essere insegnata, ma lo scimmiottamento delle preferenze stilistiche di chi insegna. Farsesca è l'omogeneità dei prodotti pittorici degli allievi di un'accademica, "casualmente" in sintonia con i gusti di professori che cassando chi diverga dagli stereotipi a loro cari uccidono automaticamente ogni potenziale autentico artista. Nelle tristi scuole di recitazione di teatri stabili o instabili, gli aspiranti attori vengono omogeneizzati fino a divenire tutti grottesche fotocopie di uno stesso stereotipo. I poveretti e le poverette, spogliati di ogni individualità, rivestiti soltanto con il certificato di attori e di attrici, sono costretti per il resto della loro vita a parlare la lingua italiana con una dizione assurda, fuori dall'uso comune di qualsiasi italiano normale e anormale, che rende falso e insopportabile ogni loro gesto e parola, sul palco teatrale e sulla scena della vita. L'attore, ovvero colui votatosi a trascendere la propria singolare personalità per acquisirne una moltitudine, perde invece anche la propria. Una sua frase soltanto, e chiunque comprende subito che egli è un attore, cioè qualcuno che per voler far finta di essere chi non è finisce invece per sembrare soltanto ciò che è, e cioè un attore. Colui che volle diventare attore per sembrare anche altri oltre a sé, finì per non sembrare più nessuno, neanche se stesso, sembrando invece sempre e soltanto in ogni suo gesto un attore e nulla di più. Se tra i milioni di scuole che nel mondo esistono, una soltanto insegnasse a comprendere e sviluppare arte e musica, a sviluppare talenti d'attore e da buffone, a esplorare i misteri delle implicazioni filosofiche poste dalla fisica quantistica, a spogliare la ricerca per la comprensione dell'animo umano dei preconcetti che ovunque si professano, ad immergersi nelle teoria della Relatività, dell'Informazione, del Caos, a fagocitare ogni letteratura che davvero valga la pena considerare, e a fare tutte queste ed altre valide cose contemporaneamente, procedendo quando è il caso per sintesi estreme, trascurando inutili dettagli di cui c'è ovunque troppa abbondanza, a sviluppare quindi la visione più onnicomprensiva possibile delle meraviglie del mondo che la Grande Macchina Del Sapere Umano già contiene... ebbene, se ci fosse anche soltanto una sola scuola al mondo che si proponesse o addirittura si adoperasse a fare ciò, sarebbe già qualcosa. Ma non c'è. Ci sarà. Roberto Quaglia
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