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L'IMPROVVISAZIONE
Caro Maurizio Costanzo Show,
è l'Alessandro Testa che è in me che scriverà le parole che seguiranno, poiché un abile trucco mi consente di accedere direttamente alle procedure di elaborazione del suo cervello.
Vi scrivo nella molteplice veste dell'idolatra che si accosta umilmente al suo totem, locupletando la sua stolta consapevolezza con gli illusori vantaggi che questa supplica cartacea porterebbe alla sua consapevolezza televisivamente minusabbiente, nonché sotto le spoglie mentitrici del compilatore mercenario di centoni illetterati ad uso di manichini ossobuchivori impalati nella stolida adorazione dei loro polsini inamidati; vieppiù mi mento memoria fotostatica del cantore del pasticcio e del gorgonzola che rancidisce dimentico in stantie credenze meneghine, l'inarrivabile dolorante Carlo Emilio; e meno di tutti mi dichiaro il vostro umile servo e spettatore Alessandro Testa.
Che la natura dell'improvvisazione, della lodata e vituperata improvvisazione che infarcisce le dotte sbrodolanti dissertazioni degli esangui figli del De Sanctis, degli epigoni di un Getto rinverdito nel pallido anguicrinito di Ferrara sia materia ignota ai più, a maggior ragione in un mondo che si prostra adorante al feticcio dell'iperspecializzazione e della conoscenza superscientifica, che la natura dell'improvvisazione, Vi dicevo, giaccia nel più completo abbandono soverchiata dallo strapotere della Formula, del Palinsesto, in estrema analisi della pretesa tutta alfieriana di possedere un significante per ogni significato, invererebbe il dogma hegeliano del "tutto ciò che è reale..." e così via dicendo; ma che dietro questa pretesa di dominio sull'universo mondo, questa volontà di potenza piccola piccola, più simile al "volli, volli, fortissimamente volli" dell'adultero fulvo che non all'infantile stupore del mite superuomo si celi una sostanziale incomprensione della natura delle cose è una notizia che ha avuto scarsa circolazione nell'ultimo paio di secoli, fatta forse eccezione per pochi Untermenschen neri praticanti lo stretto ed inagevole sentiero del blues.
Assistimi ora, multipotente totem che aspergi sul popolo insipiente le tue catodiche benedizioni gnostiche, fa sì che col santo ausilio della tua sapienza procedente in unico, ininterrotto effluvio da quell'Uno il cui nome quadrisillabo la mia lingua profana non è degna di mentovare, la mia scienza limitata e peccatrice possa attingere ad una scintilla di quella luce che dall'eternità promana dall'unica fonte, dall'unico bene, dall'unico vasello di ogni conoscenza affinché la mia lingua ed il mio terminale possano ardire di captare per la Sua maggiore gloria una scintilla di verità da donare, novello Prometeo, ai tuoi figli che giacciono nell'oscurità. Così sia.
Ad un certo punto, dico io, chi ti arriva? Uno spilungone con almeno tre palmi di collo, dico io, uno che sostiene che quello che si vede è tutta una fandonia, e cose del genere.
Quello lì dice che quello che vediamo, santa polenta , non è mica vero ma è tutta un immaginazione degli occhi, o cose così. Cose da non credere, dico io.
Ma cosa c'entra questo con l'improvvisazione, direte voi, miei piccoli amici? Cosa c'entra la natura della realtà con un secondario procedimento artistico ma che dico artistico da pantomima, da avanspettacolo, da circo!
Mentre il figlio di questi tempi illuminati e progressivi rimastica in poltrona concetti ormai convoluti in boli di enzimi che già da tempo hanno esplicato la loro lenta sebbene inarrestabile opera digestiva degradando ogni cosa in un opaca pappa maleodorante che altro non aspetta che di essere espulsa per gli orifizi che la natura, matrigna ma sapiente, ha predisposto acconciamente alla bisogna, altri, meno sedentario, si accinge ad estrarre dal magma informe dell'indeterminato, novello demiurgo, la Splendente Gemma del Nuovo.
Ma che gemma-splendente-del-nuovo sarebbe, se già fosse conosciuta?
Balza quindi alla tua perspicace coscienza, amico lettore, come ogni opera di vera scoperta sia possibile solo attraverso il nobile strumento dell'improvvisazione.
Ricetta per una buona improvvisazione:
1) Ogni volta che trovi qualcosa che ti sembra degno di essere tenuto, abbandonalo subito.
2) Diffida di tutto ciò che riesce alla prima
3) Diffida di tutto ciò che non riesce alla prima
4) Non c'è giusto
5) Non c'è sbagliato
6) Quando non sai come fare, improvvisa
Se manterrai la tua calma quando tutti intorno a te l'avranno persa
Se accetterai la riuscita ed il fallimento delle tue improvvisazioni con lo stesso sorriso sulle labbra
Se una volta terminata la tua improvvisazione non la tesaurizzerai, scordandola per gettarti in un nuovo lavoro
Allora, figlio, sarai un improvvisatore.
Alessandro Testa
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