Frasi fatte e concetti fatti (Caro Maurizio Costanzo Show... lettera n.33)
lettera n.33

Solo i saggi posseggono delle idee; la maggior parte dell'umanità ne è posseduta.

S.T. COLERIDGE






















FRASI FATTE E CONCETTI FATTI

Caro Maurizio Costanzo Show,

si allude spesso a qualcuno che parli per "frasi fatte", spesso adornando tale allusione con un'accezione negativa. Qualcuno si è divertito ad ironizzare su ciò, componendo ad arte dialoghi esclusivamente formati da frasi fatte. Ma non ci sono solo le frasi fatte.
Ci sono, innanzitutto, le "parole fatte". Tipico di una frase fatta è che essa si ripresenta sempre uguale o con minimali variazioni. Per esempio: I giovani di oggi non hanno più rispetto. Bene, per lo stesso motivo, tutte le parole sono "fatte", poiché si ripresentano sempre uguali. Poiché è così per tutte le parole, non ci badiamo. Qualche inconveniente sorge quando vogliamo intendere qualcosa che nessuna parola esistente possa rappresentare, per esempio una nostra qualche invenzione - materiale o concettuale. Non potendo semplicemente "ripetere" la solita parola che racchiude ciò che vogliamo dire, ci troviamo in difficoltà. E se inventiamo una nuova parola sorge il problema di essere compresi, poiché non si tratta di una parola "fatta", e non avendola mai udita nessuno ne comprende il significato.
Ci sono quindi le parole fatte, le quali talvolta compongono le frasi fatte, e poi...?
Poi ci sono i "concetti fatti". Essi sono più difficili da identificare, dato che sorgono dall'insieme di frasi non necessariamente "fatte", e pur essendo sostanzialmente sempre uguali, non hanno una forma unica e riconoscibile. Tipico di un concetto fatto è l'evidenza che esso non sia sorto nel pensiero di chi lo esterna, ma che sia da esso solamente rimbalzato, proveniente da fuori, come evidentemente già succede con le frasi fatte.
E' terribile, anzi normale, ma tutti ragioniamo in grandissima prevalenza per concetti fatti. Quando esprimiamo un'opinione che crediamo nostra, ripetiamo quasi sempre ciò che da moltissimi altri è già stato espresso, spesso assai meglio che da noi. Ma perché parlo di "noi"? Mi dispiace per "voi", ma io mi chiamo fuori, non perché la prevalenza dei miei pensieri non sia costituita da concetti fatti, (ed io ben so che lo è poiché così è per ogni essere umano), ma perché una parte dei concetti che mi frullano in zucca non sono concetti fatti. E faccio l'esempio di tutta questa riflessione sui concetti fatti, che non ho letto o udito da nessuna parte ed ho dovuto pensarmela tutta da sola.
Si è quindi orgogliosi delle proprie opinioni, ma le opinioni non sono proprie, si difendono tenacemente le proprie idee che non sono proprie... ma da dove vengono tutte queste opinioni ed idee che non sono nostre pur sembrandoci che lo siano e che ci fanno parlare per concetti fatti? Be', esse ci vengono dalle persone con le quali parliamo, ovviamente (è stato così da sempre), e... dalla televisione.
Ascoltando due persone discutere o litigare di politica si udranno, formalmente peggiorati, tutta quella schiera di concetti fatti che ritroveremo in qualsiasi programma politico televisivo. La differenza tra una persona e l'altra si riduce alla differente composizione del cocktail di concetti fatti che ognuno ospita nella propria mente.
Tutto ciò non è particolarmente negativo. Può risultare noioso, ma è un concetto fatto piuttosto sciocco sostenere che sia negativo. I concetti fatti sono in un certo senso degli archetipi, ed in quanto tali necessariamente comuni a grandi quantità di persone. E' così che funziona la comunicazione tra esseri umani. Se non comunicassimo facendo uso in grandissima prevalenza di concetti fatti, la maggior parte delle volte non riusciremmo assolutamente a capirci a vicenda.
Tuttavia, ognuno dei milioni e milioni di singoli passi nel progresso culturale che nei millenni ci ha portato a distinguerci sempre più dagli altri animali, è stato compiuto in virtù della capacità di tutte quelle persone che non si sono accontentate di ragionare per concetti fatti, ed hanno conseguentemente evoluto anche alcuni originali concetti propri. Non essere soddisfatti di pensare nei soli termini dei pur necessari concetti fatti è quindi il primo passo per contribuire all'evoluzione della specie umana.
Sistematicamente demolire chiunque si sottragga alla confortante consuetudine di ragionare per concetti fatti, invece, significa agire in direzione contraria all'evoluzione dell'essere umano.
I concetti fatti sono indispensabili, poiché permettono alle persone di comunicare ad un accettabile livello di realtà (qualsiasi cosa questa oscura frase possa significare).
I concetti originali servono invece solamente al progresso dell'umanità, quindi non sono indispensabili, benché siano altamente auspicabili.
Accennerò infine a quello che per me è lo zimbello dei concetti: il concetto fatto travestito da concetto originale. Quale pateticume suscita in me la fiera ed oscena ostentazione di un concetto presunto originale, presunto "nuovo", presunto "autenticamente proprio", presunto "intelligente" o ancor peggio "geniale", in realtà evidentemente "fatto", ovvero preconfezionato, precotto e stracotto. Il concetto fatto non è in sé negativo. Ma diviene ridicolo e patetico quando millanta di essere ciò che non è, ossia un concetto nuovo ed originale. L'essere umano esibisce le sue miserie meno dignitose quando presume di essere o di fare ciò che non è e non fa.
Riassumendo: La frase fatta è indubbiamente la quintessenza di un concetto fatto, ma si possono esprimere concetti fatti anche senza ricorrere alle frasi fatte. Tutti quelli che si compiacciono di non parlare per frasi fatte, analizzino i propri concetti per verificare se siano fatti o meno. Se vi da fastidio analizzare i vostri concetti, prendete a bersaglio quelli degli altri. Cercate di comprendere quanto di un concetto sia il prodotto della mente che lo ha espresso, e quanto sia invece la pura ripetizione di argomenti già uditi in tutte le salse, quindi quello che io chiamo un concetto fatto.
Per oggi è tutto. Scusatemi se non mi sono attenuto a concetti fatti, e scusatemi ancora di più se invece l'ho fatto.

Roberto Quaglia


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