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CON LA TIVU' NEL CERVELLO
Caro Maurizio Costanzo Show,
in una mia lettera che spero tu abbia ricevuto ho esposto i tratti fondamentali della teoria della mente bicamerale (di Julian Jaynes). In altre lettere ho sviscerato argomenti intorno all'evidente importanza che la televisione riveste nella nostra società. Indicavo la televisione come il nostro principale totem contemporaneo, come la nostra religione non dichiarata, sostitutrice della religione tradizionale e contenitrice dei residui della stessa. La televisione esercita una moltitudine di funzioni, alcune delle quali sarebbero quelle da sempre di competenza della religione.
Adesso proviamo a vedere cosa succede mescolando il tutto. Risparmio a chiunque legga, quell'approfondita analisi densa soprattutto di premesse e citazioni che sarebbe mio dovere effettuare se io fossi come non sono un conclamato sociologo, o psicologo, o filosofo o comunque un conclamato qualcosa, qualcuno cioè pagato per farlo. Poiché invece, nel momento in cui scrivo, metto del tutto gratuitamente al servizio di chi mai avesse la ventura di leggermi i frutti delle mie riflessioni, mi concedo il vezzo di saltare liberamente di palo in frasca quando mi venisse il ghiribizzo di farlo, e comunque di venire subito al dunque, senza annoiarmi a scrivere ciò che nell'istante in cui scrivo non provo il gusto di scrivere.
Come si inserisce la Televisione nella teoria della mente bicamerale? Benissimo, grazie. Secondo la teoria della mente bicamerale, nella mente di noi tutti c'è un graziosissimo vuoto, che la Televisione mirabilmente colma. E' il vuoto degli dei. Ai tempi degli Egizi, degli Atzechi, e di tutti quelli là pieni zeppi di divinità, nella mente umana, la coscienza come noi la riscontriamo in noi stessi non esisteva. L'emisfero destro del cervello, presa una decisione circa cosa dovesse venir fatto, la comunicava a parole, con un ordine perentorio, all'emisfero sinistro, il quale letteralmente aveva l'esperienza di udirla, ed automaticamente ed acriticamente ubbidiva, poiché non aveva lo spazio mentale della coscienza per operare una consapevole mediazione dialettica tra le possibili scelte. Gli ordini uditi erano le voci degli dei, che ognuno continuamente udiva, come testimoniato da TUTTA l'antica letteratura. Era nell'ordine delle cose che l'emisfero sinistro sempre obbedisse agli ordini che riceveva dall'emisfero destro, poiché esso la sapeva lunga, tanto è vero che veniva considerato un dio. Si obbediva quindi alle allucinazioni auditive, ma anche a quelle visive, consuete anch'esse e della medesima origine.
Poi gli dei tacquero, sostituiti dalla coscienza, che più efficientemente integra le differenti funzioni dei nostri due emisferi cerebrali. Ma il vuoto è rimasto, a tutti i livelli. A livello organico, riscontriamo una vasta area di cervello inutilizzata nell'emisfero destro. Era la dimora degli dei, l'officina delle voci e delle allucinazioni. Talvolta essa ancora oggi si desta, specie nei periodi di stress, dispensando sparute visioni e più frequenti voci che generalmente non durano. A livello mentale, il vuoto si traduce in un senso di nostalgia per l'innocenza perduta, dell'autorità benevola che ci guidava nelle nostre azioni, e di rifiuto della responsabilità acquisita.
La Televisione mirabilmente colma questo vuoto durato millenni. Essa è innanzitutto un'allucinazione visiva ed auditiva. Ciò che per tramite suo avviene nei nostri soggiorni, sia ciò una conversazione, uno spogliarello, una partita di calcio o un esplosione nucleare, è evidentemente un'illusione, cioè qualcosa che sembra vero a tutti gli effetti (tanto è vero che ci crediamo), ma che evidentemente non lo è, infatti non ci danneggia o ci soddisfa più di tanto né l'esplosione nucleare né lo spogliarello.
Una delle vestigia della mente bicamerale è lo stato di trance. Il fenomeno dell'ipnosi cessa di essere un mistero, considerato nella chiave di questa teoria. Quando si è in trance la coscienza si attenua fortemente, e la nostra disposizione mentale diventa fortemente acritica. Nell'epoca bicamerale, quando l'uomo viveva in trance, era importante che acriticamente sempre obbedisse agli ordini degli dei del suo emisfero destro.
La Televisione, è dimostrato, induce in chi la guarda uno stato di temporaneo trance. A chi di noi non è accaduto di accendere un momento la televisione e poi di rimanerci incollato per ore a vedere roba che non ci interessa, per poi di colpo accorgersi di essersi fatti fregare un'altra volta? Direi che questo è ciò che ci accade anche tutti i giorni, se non ci stiamo più che attenti. La Televisione ci cattura per il suo potere di mandarci in trance, e detiene questo potere proprio perché colma il vuoto lasciato nelle nostre menti dalle abituali allucinazioni dell'antichità.
Come le antiche allucinazioni ebbero in potere di fare, la Televisione riversa nei nostri cervelli maree di imposizioni, di dettami etici, di modelli comportamentali, che noi assorbiamo più o meno acriticamente, perché così siamo stati abituati a fare per migliaia di anni, quando a generare le allucinazioni eravamo noi stessi, o meglio una parte ora silente di noi stessi.
Tengo a sottolineare che il motivo per il quale la Televisione è così efficiente ad inculcarci modelli di comportamenti è che noi siamo ancora predisposti all'accettazione acritica di direttive da parte di allucinazioni che ci colgano in stato di trance. L'hardware del nostro cervello non s'è modificato granché, in poche migliaia di anni. Esistono nei nostri cervelli le strutture fisiche preposte a farci obbedire a chi abbia i requisiti della divinità, ed i requisiti della divinità sono innanzitutto: apparizione magica, anche visiva, anche a comando. I nostri avi chiedevano a Dio, o a Giove, o ad Apollo, o al Dio Sole, e Dio, o i suoi alter ego, dal profondo dei loro cervelli, sempre rispondeva o appariva loro dinanzi. Oggi, come allora, siamo anche più e più volte al giorno costretti ad ascoltare cosa ha da dirci la divinità, e allora con il telecomando magicamente ripristiniamo la fedele apparizione di una familiare allucinazione davanti a noi, parcheggiamo la coscienza, ed assorbiamo direttive. Quando al cosiddetto teledipendente il televisore si guasta, confusione e nevrosi lo colgono, similmente a come tale sintomi colsero i nostri avi di qualche migliaio di anni fa quando le voci e le apparizioni dei loro dei smisero di apparire regolarmente ogni volta che essi le invocassero. Come gli antichi dai loro dei, abbiamo anche noi giornaliero bisogno delle direttive del nostro Dio Tivù.
Taluni di noi, meno acritici di altri, riescono a scegliere le direttive da assorbire, ma sempre dal medesimo totem le traggono, sempre dalla Televisione.
Crediamo nella Televisione perché è un'allucinazione condivisa da tutti, come gli dei erano un'allucinazione condivisa da tutti nei millenni che furono. Come in antichità non si parlava d'altro che di ciò che dicevano gli dei, oggi non si parla d'altro che di ciò che dice il Dio Tivù.
Poiché, come gli antichi dei allora, la Televisione è oggi la principale fonte di direttive, essa inevitabilmente causa ciò che mostra. Oggi la Televisione mostra quasi soltanto violenza, sempre di più, sempre più nitida, sempre più reale, e così facendo la causa e la accresce, in un inarrestabile circolo vizioso che si chiama reazione a catena. Le reazioni a catena terminano tutte con un'esplosione. Avremo anche noi la nostra esplosione.
Roberto Quaglia
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