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FORMICAIO UMANO
Caro Maurizio Costanzo Show,
ti rendi conto che qualsiasi cosa, presa in sé, ha senso solo limitatamente? Non c'è cosa che non sia profondamente parte di qualche cos'altro. Prendiamo una formica. Da tutte le parti la guardi è indubbiamente una formica. Niente di diverso da una formica. Ovunque tu la metta, essa svolgerà sempre le sue funzioni di formica. Eppure, se non ti limiti ad un osservazione superficiale, una formica non è solo una formica, ma anche una piccolissima parte di un formicaio. Se tu prendi la formica isolata, e la metti in una stanza vuota, farà quello che farebbe qualsiasi formica chiusa in una stanza vuota. Ma se prendi la formica, e la metti in un formicaio, farà qualcosa di diverso da molte delle altre formiche. Diventando parte di un formicaio, che lo voglia o meno la formica assume un suo ruolo ed una sua funzione, che trascendono le sue primarie attività di formica individuale, e che la farà comportare in un modo utile all'economia del formicaio più che a quella di sé. La formica non esiterà a sacrificare la sua stessa vita, se ciò sarà d'utilità al formicaio. "Eroismo", in questo caso, è un concetto fuorviante. Ciò che sulla formica nel formicaio agisce, semplicemente, è la potente forza di una necessità che trascende le necessità della formica singola: la superiore necessità del formicaio.
Be', tutto questo genere di cose succede anche con gli esseri umani.
Per quanto ci sforziamo di essere egoisti, le leggi non scritte del formicaio sovrastano la nostra esistenza e la influenzano per tutta la nostra vita.
Ma com'è fatto il formicaio umano? Ce n'è uno solo? Ce n'è più di uno?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo immaginarci di vedere il nostro formicaio dalla più grande distanza possibile. Quindi saliamo su uno space shuttle mentale e mettiamoci in orbita, intorno alla terra, e guardiamo questa maestosa palla azzurra che senza fretta gira e gira... è troppo maestosa, allontaniamoci un po'... Ecco, ora è più piccola e senza pretese. Be', eccoci qua! Siamo extraterrestri che stanno guardando questa pallina sperduta nel cosmo ricoperta da un putiferio di bestioline. Prima scoperta: il Gran Formicaio Terrestre comprende tutte le bestie del mondo, e la maggior parte di individui (ad occhio e croce più del 99%, credo, se si eccettuano i batteri) sono insetti. A parte l'esempio delle formiche, degli insetti non ce ne frega niente e quindi prendiamo in considerazione solo gli esseri umani. Facendo finta di non vedere tutti gli altri animali (e piante) che ci sono, ecco che da lontanissimo, con occhio da extraterrestri, vediamo questa ruotante palla azzurra sulla quale si agitano, senza visibile senso, cinque miliardi abbondanti di puntini, ognuno dei quali assai convinto di essere una persona.
Ecco quindi il Gran Formicaio Umano.
Avviciniamoci drasticamente, volando attorno al globo a soli diecimila metri di quota. Ecco che il Gran Formicaio Umano si frammenta in migliaia di subformicai, le città. Ci avviciniamo ancora e sorvoliamo una città a volo d'elicottero. Il formicaio non si frammenta più in modo rilevante. Le città sono dunque i veri formicai nei quali la maggior parte di noi vive. La domanda è: quanto agisce il Formicaio del quale siamo parte su ciò che chiamiamo il nostro libero arbitrio? In quale misura siamo schiavi delle superiori esigenze del nostro Formicaio? Come agisce il Formicaio nei nostri confronti? Ma... agisce? E che differenza c'è tra un Formicaio e un altro (cioè fra due diversi nuclei urbani?), per quello che riguarda l'azione di esso verso di noi?
Introduciamo una nozione della quale poco e sempre a sproposito si parla. Pare sia stato dimostrato che la telepatia esista. Non lo sapevate? Non lasciatevi però trarre in inganno dal più diffuso preconcetto che circola sulla telepatia, e cioè che essa sia un fenomeno del quale noi ci si possa o debba accorgersi o addirittura che la si possa esercitare o esperire volontariamente. Tutte puttanate, mettetevelo bene in testa. La telepatia va intesa come "comunicazione a distanza tra due o più cervelli", ricordandosi che per "comunicazione" non intendiamo che si debbano per forza instaurare dei discorsi, ma che semplicemente ci sia un flusso, per quanto piccolo, di informazione. Ebbene, pare che sia possibile misurare, in un cervello, piccole modificazioni dell'attività elettrica quando uno o più altri individui umani (provvisti di cervello) si trovino nei pressi. Questo significherebbe che il cervello umano "si accorge" se c'è un'altro cervello umano lì vicino, anche se "noi", coscientemente, non ci accorgiamo di nulla. Questo significherebbe che c'è uno scambio di informazioni, sebbene assai piccolo, tra i due cervelli, ovvero un vincolo telepatico. Il fatto che non si sia ancora riusciti a spiegare come tecnicamente avverrebbe tutto ciò, non annulla il fatto che "tutto ciò" avverrebbe. Non è del tutto illecito ipotizzare che tali invisibili nessi tra cervelli possano essere anche abbastanza intensi ed agire anche a grande distanza. E' assai di frequente dato il caso di persone che "sentano", anche a grande distanza, la morte di caro congiunto. Il soprannaturale non c'entra (poiché per definizione il soprannaturale non esiste, e solo uno sciocco o un ignorante può credere diversamente). C'entra eventualmente solo la comunicazione a distanza tra cervelli. La telepatia. Che usualmente rimarrebbe al di sotto della nostra soglia di coscienza, tranne in eccezionali casi, nei quali, con grande stupore, qualcuno se ne accorge.
Poiché ogni formicaio ha caratteristiche ed esigenze che trascendono la mera somma delle caratteristiche ed esigenze delle formiche che lo compongono, non mi sembra azzardato supporre che anche ogni Formicaio Umano (ogni città) debba avere caratteristiche ed esigenze che debbano trascendere la mera somma delle caratteristiche ed esigenze delle formiche umane (i cittadini) che lo compongono.
Il fatto è che mentre troviamo assai facile descrivere questi fenomeni analizzando un formicaio di formiche (od in genere qualsiasi organismo complesso, il cui funzionamento globale trascende la somma dei funzionamenti dei sub-organismi che lo compongono), facciamo fatica ad applicare gli stessi validissimi ragionamenti al Formicaio Umano, cioè quel sistema complesso nel quale siamo noi ad essere i sub-organismi che lo compongono.
Troppo complicato?
Tentiamo allora di saltare a piè pari tutte le pur interessantissime dissertazioni contestuali, degne di più ampia sede, e concentriamoci sul nocciolo di ciò di cui ora si intendeva disquisire, dando per acquisite le presunte premesse scientifiche delle quali è stato appena dato solo un fuggevole e minimale accenno.
Le città sono organismi vivi, che stanno a noi cittadini come l'essere umano sta alle cellule che lo compongono. Ogni città è diversa dalle altre, come ognuno di noi è diverso dagli altri esseri umani. Ci sono molte funzioni in comune. Ci sono diversità anche clamorose. Alcuni uomini sono atletici ed in perfetta salute, altri obesi e malaticci. Alcune città sono piene di vita ed in continua crescita, altre sono malate e destinate a rovina.
La città è formata dalla mutua interazione (anche telepatica?) di tutti i cervelli umani che in essa si trovano, ma come ogni organismo complesso, la città è più della somma di essi.
Ogni città ha le sue esigenze. I cittadini vengono dalla città adoperati per assolvere alle sue esigenze. Poiché le città sono diverse una dall'altra, noi ci si sente differentemente a seconda che si sia nell'una o nell'altra.
Ogni città ha come una propria aura psichica, della quale si entra a far parte entrando in città. Se ne esce, evidentemente, uscendone.
I problemi di cui una città spesso ti carica non sono tuoi. Sono della città. Se tu fuggi, se abbandoni quell'urbe, spesso i problemi non ti seguono, perché non erano tuoi. Lo stacco può essere anche clamoroso. Sull'orlo del suicidio in un certa città, ti salvi e rinasci andando in un altro luogo. Rinunci ad essere l'ingranaggio che alla città era utile che tu fossi, logorandoti e facendo scempio di te, per andare altrove ad essere un ingranaggio più consono a quelle che riconosci essere le tue peculiarità. Per un'altra persona sarà invece il contrario. Lieto d'essere l'ingranaggio che alla città conviene che tu sia, stai bene dove sei, e stai male appena te ne vai.
Ogni città ha una sua identità, che non vive nei suoi edifici e nelle mere facce dei suoi abitanti, bensì nell'atmosfera prodotta dalla mutua interazione di tutto ciò che la città abita, quindi in prevalenza degli esseri cosiddetti umani.
Lo stesso discorso e le stesse dinamiche valgono ovviamente per tutti i tipi di raggruppamento umani. Dalle famiglie alle nazioni ai raggruppamenti di nazioni. Ma di ciò parleremo un'altra volta, oppure no.
Tutto questo discorso era un modo assai sofisticato per giungere alla dichiarazione arbitraria (ma non troppo) che mentre Praga, ad esempio, è una città evidentemente bellissima dove si sta mediamente bene, Genova è una città evidentemente moribonda dove si sta mediamente male.
Tutto ciò è vero, o forse no, ma suonava bene, oppure no, e quindi l'ho detto o meglio l'ho scritto.
Roberto Quaglia
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