Viva l'Orrore (Caro Maurizio Costanzo Show... lettera n.24)
lettera n.24

«Una mattina di buon ora del giugno 1872 uccisi mio padre - un atto che, a quel tempo, mi fece una profonda impressione.»

AMBROSE BIERCE

«...E allora, dunque, chi sei?»
«Io sono una parte di quella forza che eternamente vuole il Male ed eternamente compie il Bene.»

GOETHE, Faust






















VIVA L'ORRORE

Caro Maurizio Costanzo Show,

è di moda l'orrore, purché sia per finta. Meglio se è reale, ma sempre per finta. Viva il raccapricciante, purché si abbia certezza che sia per finta. Ci si diverte a spaventarsi davvero in virtù di cause verosimili, ma finte.
Ci si cala nell'angoscia di un film dell'orrore, ove tutti i protagonisti vengano squarciati per finta davvero. Ci si nutre di un telegiornale che ci vomita negli occhi le scene di altri protagonisti, squarciati stavolta davvero, ma per finta. I morti veri del telegiornale lo sono per finta, infatti basta cambiare canale ed essi scompaiono, assolutamente e per sempre, dalle nostre vite, dove così scopriamo che non erano mai apparsi davvero, bensì solo per finta.
Ci si cala in qualsiasi versione di finto orrore con passione che gli uomini talvolta chiamano morbosa. In realtà è la passione di chi impara l'orrore attraverso sue rappresentazioni irreali, per mettersi in grado di meglio affrontarlo quando mai esso si presentasse al nostro cospetto con il suo spietato carico di effettiva realtà. Ci si allena all'orrore vero, che fortunatamente di rado ci tocca, immedesimandoci nell'orrore finto fintissimo dei film pieni di mostri improbabili, ed in quello vero, ma finto per noi, dei telegiornali pieni di mostri probabili.
Ma assistere a tali rappresentazioni di orrori è tutto sommato esercizio alquanto passivo. Si impara a basso livello, poiché tutto ciò che il teleschermo ci insegna è a basso livello. Per meglio comprendere l'orrore, ed essere pronti a fronteggiarlo quando esso mai ci dovesse prendere di mira, è più utile usare la propria immaginazione. In effetti, è sempre più utile usare la propria immaginazione anziché il televisore per imparare, comprendere, sentire, apprezzare o disprezzare qualcosa. Per vaccinare se stessi dai rischi che l'orrore vero comporta, bisogna innanzitutto non aver paura di immaginarselo. Si trae soddisfazione dai film dell'orrore e dai telegiornali (chi non traesse soddisfazione non li guarderebbe, è ovvio) proprio perché essi si sostituiscono a noi nella responsabilità di scegliere quali orrori immaginarsi. Affiora in noi come un senso di colpa, ad immaginare in proprio gli orrori che non desideriamo per la vita nostra e per quella degli altri. E' un senso di colpa fuori luogo, dovuto al nostro timore che immaginare un orrore possa indurre a commetterlo, quando è spesso invece vero il contrario.
Prendiamo allora in considerazione l'idea di impalare il nostro gatto di casa od il nostro cagnolino. Poverini, come soffrirebbero. L'idea ci urta, e allora insistiamo immaginando il contrario di ciò che ci viene istintivo, cioè di metterci a ridere con profondo sadico piacere di fronte all'agonizzante nostro tesoruccio domestico, e proprio quando la commozione ci indurrebbe a smetterla gli sputiamo invece in faccia, al nostro povero cuccioletto che così tanto ci ha sempre voluto bene, strappandogli i peli uno ad uno e dando fuoco alla sua coda imbevuta di alcol. E' un pensiero poco gentile. Ma si può fare di meglio. Possiamo immaginare un regalo di compleanno del tutto particolare per la nostra cara nonna, che quando eravamo piccoli ci raccontava così bene le favole, o per il nostro amato nonnino. Con la scusa che è il loro compleanno li leghiamo ad una sedia per gioco, e quando si aspettano che arrivi il regalo gli iniettiamo invece a ripetizione acqua salata bollente dentro al naso, non senza averli prima accuratamente imbavagliati. Poi, quando l'atmosfera s'è scaldata abbastanza facciamo entrare in casa la piccola banda di pastori stupratori che abbiamo reclutato dopo lunghe ricerche, individui temprati da anni di coiti con pecore e galline, e quando essi si danno da fare con i nostri poveri nonni noi abbiamo il buon gusto di immortalare ogni dettaglio con la nostra piccola telecamera, rifacendo subito dopo rivedere agli estenuati nonni il filmato delle loro involontarie prodezze, informandoli per correttezza che mediante un espediente tecnico siamo collegati con l'antenna condominiale sulla frequenza giusta, così che tutto il palazzo li sta adesso ammirando al posto di RAI UNO. Volendo esagerare potremmo immettere i fotogrammi migliori sul circuito telematico di INTERNET, mettendoli così a disposizione di venti milioni di utenti in tutto il mondo. Ma a furia di esagerare l'orrore ben presto si trasforma in umorismo nero, e non fa più lo stesso effetto.
Qualcuno potrà scandalizzarsi, pensando che qualcun altro possa osare pensare qualcosa del genere. Se è per questo posso osare pensare ben di peggio, ma non volevo adesso dimostrare quanto io sia in grado di immaginarmi di orribile. Volevo mettere in evidenza il fatto che immaginarsi da soli gli orrori è un'evoluzione rispetto al gesto di guardarsi gli orrori in un film o nel telegiornale. Ci si stupisce degli orrori esibiti in un film di Dario Argento & Colleghi e ci si stupisce degli orrori esibiti in un telegiornale per la mancanza di immaginazione che tradiamo a non immaginarci per conto nostro ciò che il regista del film ha invece saputo immaginarsi e ciò che di ripugnante i giornalisti marpioni sono riusciti a scovare in giro per la società.
L'orrore attrae perché esiste e perché dato che esiste bisogna sapersene difendere. Non lo si conosce veramente finché non lo si incontra. Ma ci si avvicina a conoscerlo osservando gli esempi che i film ed i telegiornali ci forniscono, oppure usando la propria immaginazione. Quanto più ci si è avvicinati a conoscerlo, tanto più si è in grado di fronteggiarlo quando esso ci toccasse direttamente. A questo servono i film dell'orrore, la violenza in tivù, ed i telegiornali. A questo serve, ben di più, l'immaginazione, per chi la sa usare. Immaginare l'orribile, sapendo che è orribile, in tutti i suoi dettagli, ci fornisce un buon potenziale di difesa contro di esso.

Roberto Quaglia


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© 1994-2000 Roberto Quaglia.



















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