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T'AMO, PIO MAURIZIO COSTANZO SHOW
Caro Maurizio Costanzo Show,
certo che "caro Maurizio Costanzo Show" è proprio un bel titolo... Un titolo che riverbera interesse su qualsiasi cosa ci sia scritta sotto. Allora vuol dire che qualunque puttanata diventa interessante se è ben intitolata? Oppure... tutto è interessante, basta guardarlo con interesse? (Forse per questo una donna incinta è in stato interessante? Perché tutti la guardano con interesse a causa della sua strana pancia?) Qualsiasi cosa probabilmente è degna di interesse, basta saperglielo dare. Sì, sì. Oltre che saper vedere, bisogna saper pensare. Chi guarda senza pensare, non vede, filma. E' una telecamera, uno strumento di percezione visiva non senziente. Dice Gigi Picetti, che osserva il monitor del computer mentre ti scrivo: "...però dietro alla telecamera c'è una persona che pensa ed agisce, scegliendo con cura i movimenti di macchina per registrare quello che gli va."
Ma non ci perdiamo, caro Maurizio Costanzo Show. Oggi ben altro ti voglio dire. Ti ho visto ieri sera in un bar, e tutti ti guardavano. Sono un po' geloso. Entravi tutte le sere in casa mia, illuminando col cinescopio la mia solitudine, e ti credevo tutto per me. La ragione mi diceva che andavi con tutti, a domicilio, ma il cuore, vecchio idealista, preferiva illudersi. Ma vederti là, in quel bar, circondato da beceri avvinazzati ruttanti e turpiloquenti, mi ha fatto proprio male. E nella mia mente si sono scatenati pensieri persecutorio-paranoici: ti ho visto a tu per tu con figure sordide, con maniaci, psicopatici, cocainomani, torturatori, andreotti, ultras e naziskin. Insomma, eri di tutti. Non sceglievi, ti facevi scegliere. Da chiunque ti volesse. Io ero solo uno dei tanti. Un infinitesimale sottomultiplo nell'ammucchiata nazionale dello share. In quel bar mi sono ubriacato di frizzantino e vermouth, sbrodolandomi tutto. Poi sono uscito zigzagando, fumando e piangendo. Ho insultato non so chi, però picchiava sodo. Lacero e sanguinante, sono stato raccolto sul marciapiede da un missionario tossicomane, nel cui letto mi sono risvegliato l'indomani, maleodorante di cipria e vomito.
In casa non c'era più nessuno, sono uscito e ho visto lì vicino dei giardinetti. Seduto su una panchina del parco contemplavo gli oleandri e pensavo: "Non è tutto brutto, c'è di meglio." Stufo di essere incomprensibile anche a me stesso, cercavo di capire le occulte ragioni del mio rozzo ottimismo, nutrendo al contempo ignari passerotti con i minuscoli frammenti delle patatine intascate nel bar, tra un bicchiere e l'altro, la sera prima, e frantumate durante il mio pestaggio.
Ed ecco assalirmi immagini idilliache: tu, Maurizio Costanzo Show, entravi a tarda sera in salotti rococò, tra ninnoli, cioccolatini e pendolette, accolto dai leggiadri rampolli dell'alto proletariato. Udivo sussurretti e gridolini di gradimento, che si propagavano dai giovani in fiore alle nonne sfiorite, e ovunque sorrisi ed occhi lustri, tra twinning e chivas e caffarel sommessamente deglutiti.
Passa nel giardinetto un barbone che ruba le briciole di patatine ai passeri, grufolando goloso a gattoni, e il pensiero vola ad altri luoghi, trasformati dalla tua trascendente presenza interclassista, e ti vedo nella spoglia stamberga di una prolifica famiglia bisognosa. Gli infissi cadenti e i volti emaciati... da chi sono illuminati? Da chi, se non da te, Maurizio Costanzo Show? A chi altri è consentito il miracolo? Tu solo unifichi, tu solo a tutti ti dai nella stessa misura!
E allora l'angoscia del mio spirito si è volta in serenità, l'ambascia dell'animo si è fatta consolazione e la tenaglia della gelosia ha rilasciato il mio cuore dolente. Ho capito che la tua promiscua presenza nelle notti di tutti è messaggio di sentire comune, di generoso olocausto, di amore universale.
Ora sto meglio, tant'è vero che ho appena smesso di esprimermi così. Gli effetti di questo mio riequilibrio continueranno per il resto della lettera, te ne stai accorgendo, spero. Ti parlavo, prima del mio delirio di gelosia (calmata), del valore di ogni cosa, se considerata con la giusta dose di attenzione, interesse e consapevolezza. Facciamo l'esempio di un fiore. Tu passi e non lo guardi nemmeno. Magari lo calpesti perché ce ne sono tanti. Oppure ne compri dal fioraio i cadaveri recisi, ancora gocciolanti di linfa e legati in un mazzo, allo scopo di tenerti buona la donna.
Un'altra volta invece ti trovi ad oziare sdraiato su un prato, e l'occhio ti cade sopra a una margherita. Stavolta l'osservi da vicino e scopri un microcosmo. Ci sono gli stami, i pistilli, le foglioline e tutti quei cristi e madonne che t'hanno spiegato a scuola far parte del fiore e che non sai più come si chiamano, ma ci sono, li vedi e ti interessano, capisci che sono gli organi di un essere vivente e ti emozioni (se non sei del tutto rincoglionito, naturalmente). Ti emozioni e pensi che ciò che tu chiami a sua insaputa margherita, conduce una vita organica complessa e sessualmente stravagante, accoppiandosi con i suoi simili per interposto animale, scatenando quotidiane orge aeree a base di insetti consenzienti, al di là della morale umana ed umano-divina.
E allora ti vien da pensare: perché una margherita non può andare al Maurizio Costanzo Show, e una pornostar sì?
Roberto Quaglia Gigi Picetti
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