Metti che Miti Matti non siano Muti e Immoti (Caro Maurizio Costanzo Show... lettera n.3)
lettera n.3

"La gente non cerca poeti, cerca profeti".

GIGI PICETTI






















METTI CHE MITI MATTI NON SIANO MUTI E IMMOTI

Caro Maurizio Costanzo Show,

uno dei miti moderni che la Televisione ci reca è l'umorismo. Un'altro dei miti incalzanti è il linguaggio volgare. Recente mito montante è anche la farneticazione, evidente simbolo positivo (e in parte, ovviamente, contrastato) della non-conformità. Poiché mi rivolgo a te, Maurizio Costanzo Show, simbolo ideale della Società Televisiva Italiana, e rivolgendomi a te ed attraverso di te io ora virtualmente parlo all'Italia tutta, è utile a me ed al lettore-utente che io non prescinda da questi tre miti emergenti, e quindi coerentemente addobbi, di quando in quando, in questa o/e nelle lettere future o passate, la mia prosa di semantemi moderni ed ilari, possibilmente sproloquiando. In altre parole, che io ficchi tra le righe sporadici elementi di contenuto turpiloquio, intarsi di deliri a tema, qualche bella freddura e, più raramente, qualche fine battuta. Quindi, tanto per iniziare, è ora che la smetta di parlare in modo contorto, e che le mie frasi diventino più semplici e chiare, e anche i concetti più chiari, più banali, più democratici, più vicini alla gente. Poiché queste mie lettere che io ti mando, alla fine, diventeranno forse un libro che qualcuno, leggendo queste righe, magari sta già leggendo dopo esserselo comprato o fatto prestare da un amico o averlo ricevuto in regalo per Natale dalla nonna attratta dal titolo allettante, non vorrei mai che poi pensassero che voglio fare l'intellettuale come i vari alberoni e che il libro è una menata pazzesca e che in pratica gli ho ciurlato i soldi del prezzo del libro, perché infatti il libro costava un casino come ormai tutti i libri, e poi dentro al libro, cioè qui dentro (quando questa lettera sarà parte di un libro), non ci si capisce un cavolo di quello che dico ed era meglio non comprarlo, quindi non vorrei mai che alla fine si passano la parola e il libro non se lo compra nessuno. Ecco, era meglio se facevo una frase più corta, è che quando inizio a parlare mi lascio trasportare dall'entusiasmo e soprattutto dalle parole, nel senso che ne scrivo un casino tutte di fila e alla fine mi ritrovo con delle frasi così lunghe come quella di prima e comunque anche questa qui non scherza.
Dicevo che questa lettera è una lettera, perché in effetti io sto adesso scrivendo una lettera e c'ho già pronta anche la busta, eppure è anche un pezzo di un libro, perché ti giuro che ne farò un libro, e chi ce l'ha già in mano lo sa. Alcune volte dirò delle cose serie, perché un'altro dei miti pazzeschi che ci ha insegnato la Televisione è che è importante dire cose serie. Questo mito a noi ce lo ha insegnato la Televisione, ma si tratta di un mito antichissimo. Quando la Chiesa aveva l'hobby dell'Inquisizione, aveva condotto all'estremo l'arte di prendere tutto sul serio, e infatti non si divertiva nessuno. Adesso per fortuna, con l'aiuto della Televisione, c'è un mito per tutte le attività umane immaginabili, come per esempio johnholmes, il defunto porno attore che ce l'aveva lungo 35 cm, al quale elioelestorietese ha dedicato una canzone. johnholmes è un mito moderno, mentre la serietà è un mito antico dal sapore vero, come la vecchiaromagna (no, era il montenegro). Quindi, per non essere tacciato di discriminazione mitologica, sarò spesso serio, in queste lettere, e spesso non lo sarò. Sarò spesso spesso (che è il contrario di sottile, come il dott. Amato), cioè spesso nei contenuti, e sarò spesso sottile (ma non come il dott. Amato), sottile nei contenuti, qualsiasi cosa questa inconsulta aggettivazione possa voler dire, nella mente di chi sta leggendo.
Chi avesse esaminato, prima di questa, le due precedenti lettere da me redatte - sia l'esaminatore un funzionario del Maurizio Costanzo Show, sia egli invece il lettore del libro di cui questa lettera fosse parte - avrà certamente notato intense differenze stilistiche e tematiche tra le precedenti lettere e questa. Potrebbe essere sembrato, leggendo le prime due, ch'io avessi in animo di produrre qualche sorta di saggio sui fantomatici ruoli simbolici che la Televisione rivestirebbe in seno alla nostra società. Sbagliato. Non sono abbastanza saggio per scrivere un vero saggio, e parallelamente sono abbastanza saggio per non mettermi a scrivere un saggio. I miei studi sono stati troppo scarsi per darmi i titoli di cui sarebbe bene si addobbasse un aspirante saggista, e questo io lo so benissimo, e quindi non cado nella trappola di voler confezionare un saggio. D'altro canto, nonché purtuttavia, io effettivamente esisto, non solo perché cogitoergosum, ma anche perché l'anagrafe lo certifica con grande convinzione, e chiunque, finché io sosterrò di essere vivo, può farsi una bella coda all'anagrafe per controllare, trovandone conferma. Inoltre, ogni volta che mi guardo allo specchio mi rivedo, e ormai ci credo proprio che quello lì sono io, cioè qualcuno che effettivamente esiste per davvero. Esistendo, incidentalmente mi è accaduto di pensare, e l'invenzione degli strumenti meccanici di scrittura (come il computer) non mi aiutano ad evitare di mettere nero su bianco il frutto dell'itinerario del mio pensare. Ecco quindi queste lettere e - ad un altro livello - questo libro. Queste sequenze di lettere, parole, frasi, pagine semplicemente scaturiscono da quel gran casino di protoni, neutroni ed elettroni che ordinati in un certo modo costituiscono il cosiddetto "me", il cosiddetto Roberto Quaglia. Scaturiscono da Roberto Quaglia direttamente verso di te, il totem, il Maurizio Costanzo Show, il fulcro e cuore di quella che io chiamo la Società Televisiva Italiana. Tu umano italiano che leggi queste righe e nella cui mente esse risuonano, lasciando la eco del loro significato, sappi che non a te sono state da me dirette in prima istanza, bensì al nostro imprescindibile, inevitabile punto di riferimento comune: il Maurizio Costanzo Show. Quando a mediare la comunicazione tra gli uomini era la religione, i concetti penetravano meglio nell'interlocutore se addobbati con rafforzativi sacri come l'espressione "sediovuole", Oggi il rafforzativo più sacro e quindi più efficiente è la menzione del Maurizio Costanzo Show. Si chieda, chiunque stia leggendo queste righe: le starebbe egli (o ella) leggendo se io non gli avessi previamente recitato innanzi e a gran voce la parolina magica "Maurizio Costanzo Show"?

Roberto Quaglia


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